Milan-Psv Eindhoven e Chelsea-Liverpool: erano le semifinali di Champions League del 2005, le ultime senza almeno uno tra Cristiano Ronaldo e Messi. Sono passati quindi 15 anni ed è stata necessaria un’edizione unica in quanto a formula e sorprese per vedere i due “tiranni” del calcio del nuovo millennio fuori dalle prime quattro.
Non è di certo l’unica particolarità delle due semifinali che si disputeranno a Lisbona (Lipsia-PSG al Da Luz, Bayern-Lione all’Alvalade): fuori rappresentanti spagnole e inglesi, le due nazioni che hanno dominato gli ultimi anni, dentro due squadre francesi, un inedito assoluto. Inedita è anche la doppia sfida con la Germania, un asse stabile e forte in politica che quest’anno si è trasferito anche in campo.
Chi ama il gioco d’azzardo spera in una finale che avrebbe dell’incredibile (immaginate un Lipsia-Lione…), la realtà è che due superpotenze come PSG e Bayern Monaco si troveranno di fronte due squadre sorprendenti sì, ma che dal punto di vista tattico hanno le armi per rendere la vita difficile agli avversari. Andiamo ad analizzare le quattro contendenti.
Bayern schiacciasassi
Nessun dubbio sul fatto che il Bayern Monaco sia favorito per la vittoria di questa Champions League. Lewandowski macina gol su gol (mai come stavolta avrebbe meritato il Pallone d’Oro che, però, non verrà assegnato quest’anno), Flick ha voltato pagina dopo l’esonero di Kovac, a dicembre, partendo da pochi ma chiarissimi concetti: ottimizzare le qualità dei giocatori a disposizione (tutti nei loro ruoli), condizione fisica preparata in modo maniacale, pressing alto e costante, difesa altissima, e terzini in spinta continua. Il tutto con Thomas Muller che opera da “allenatore in campo”, chiamando il pressing, creando spazio per gli inserimenti dei centrocampisti e dei terzini e fornendo supporto alle due fasi. L’8-2 con cui è stato asfaltato il Barcellona in semifinale resterà nella storia di un club già leggendario, i 39 gol segnati in questa edizione di Champions League la dicono lunga sull’impatto offensivo dei bavaresi. Il “triplete”, dopo quello del 2013, è alla portata.
Lipsia, una sorpresa “programmata”
Avere una multinazionale come la Red Bull alle spalle può aiutare, eccome. La verità è che al Lipsia hanno avuto lungimiranza, con un progetto sportivo chiaro e che non ammette eccezioni. Il lavoro di Rangnick è stato portato avanti da Nagelsmann che, coi suoi 32 anni è l’allenatore più giovane di sempre in una semifinale di Champions.
Il Lipsia fa del dinamismo, della verticalità, del pressing e della duttilità tattica i suoi punti di forza. Una macchina perfetta, capace di far andare oltre i propri limiti tutti i giocatori in campo. Ne hanno fatto le spese due ex finaliste di Champions degli ultimi anni come Tottenham e Atletico Madrid. In tal senso, non è azzardato paragonare questo Lipsia al Napoli di Sarri, squadre che giocano a memoria. E non è un caso neppure che è complicato immaginare un titolare del Lipsia diventare una stella di livello assoluto in un altro club, escluso Upamecano.
Lione, il miracolo di Garcia
Settimo in Ligue 1 e semifinalista di Champions: il Lione di Rudi Garcia è la vera rivelazione di quest’edizione, dopo aver fatto fuori due favoritissime per la vittoria finale come Juventus e Manchester City.
L’ex Roma si è affidato ad un 3-5-2 e ad un atteggiamento prudente, lasciando il possesso palla agli avversari. Il terzetto difensivo composto da Marcelo, Marçal e il belga Denayer è poco elegante ma efficare, Cornet garantisce spinta a sinistra, Aouar regala la qualità necessaria per pungere in contropiede. È lui la vera stella di una squadra che può contare anche sul talento, forse troppo intermittente, di Depay. Oltre alle già citate vittorie contro Juve e City, occhio anche alla fase a gironi: l’Olympique fu capace di vincere a Lipsia e rimontare due gol ai tedeschi nel ritorno in Francia.
Paris, finalmente semifinale
Due minuti per cancellare le delusioni delle ultime stagioni: Il PSG ha ribaltato l’Atalanta in pieno recupero, nei quarti, trascinato dall’impatto devastante di Mbappé, in campo nell’ultima mezz’ora.
Di talento, i francesi ne hanno in abbondanza: Tuchel ha cambiato più volte modulo nel corso della stagione, nei quarti si è visto un ispiratissimo Neymar agire da trequartista in un inedito 4-3-1-2. Alla qualità, quest’anno il PSG ha saputo aggiungere anche tanta personalità: oltre alla rimonta su Gasperini, da sottolineare anche quella negli ottavi, col Dortmund. Interessante anche il dato relativo ai gol subiti: il PSG ha incassato solo cinque gol nelle nove partite disputate quest’anno in Champions. Un aiuto determinante è arrivato di certo dal veterano Thiago Silva, apparso in forma smagliante contro l’Atalanta.
L’occasione è ghiotta, inutile girarci attorno: il Paris è atteso probabilmente dal match più importante della sua storia recente, rivoluzionata dall’arrivo nella capitale di Al-Khelaifi.