

Quando senti parlare del sistema Fibonacci nelle scommesse, la prima reazione è quasi sempre di curiosità mista a scetticismo. “Sarà l’ennesima formula magica?”, ti chiedi. Io invece ti rispondo con la voce di uno che questo mestiere lo fa da quarant’anni: non esistono magie, esistono metodi. E il metodo Fibonacci, se usato con testa, logica e rispetto, è uno di quelli che può avere un senso — a patto che tu sappia dove mettere i piedi.
Questa guida non è fatta per impressionarti con paroloni. È scritta da un artigiano del betting, per chi vuole davvero capire come funziona questo sistema. Senza fuffa. Solo esperienza, tecnica, e un pizzico di quella sana diffidenza che ogni buon scommettitore dovrebbe avere prima di imbattersi nei bookmakers AAMS.
Il nome viene da Leonardo Fibonacci, matematico pisano del XIII secolo. La sua famosa successione è questa: 1, 1, 2, 3, 5, 8, 13, 21… Ogni numero è la somma dei due precedenti. E tu mi dirai: “Ok, ma cosa c’entra con le scommesse?” C’entra eccome.
Nel betting, Fibonacci viene usato come schema progressivo di puntate: ogni volta che perdi, sali di uno step nella sequenza. Quando vinci, torni indietro di due posizioni. L’idea è recuperare gradualmente le perdite, senza il rischio esplosivo della Martingala pura (dove si raddoppia ogni volta).
Ma attenzione: il rischio non sparisce, si distribuisce. E se non sai gestirlo, ti esplode in faccia come una schedina giocata “tanto per”.
Partiamo da un esempio semplice, come l’avrei spiegato a un ragazzo nuovo nella mia redazione trent’anni fa. Supponiamo di puntare 10€ su eventi a quota fissa di almeno 2.00 (fondamentale: sotto non ha senso). Ecco come si sviluppa la progressione:
Hai puntato in totale 120€, ma con la vincita della quinta (50€ x 2.00 = 100€), recuperi quasi tutto, perdendo solo una piccola parte. E da lì puoi decidere se continuare o resettare. Alcuni tornano all’inizio, altri scalano indietro di due step come da regola classica.
La vera forza del sistema è questa: ti permette di mantenere il sangue freddo, evitando di scommettere cifre folli dopo due o tre perdite. Ma — e lo dico da chi ha visto fallire più metodi che vincere — non è infallibile. Serve disciplina. E tanta.
Sai qual è il problema con la Fibonacci? Che viene trattata come una stampante di soldi. Ma no, ragazzo mio, è solo un altro strumento. E come ogni strumento, se lo usi male, ti fai male.
I tre errori più comuni che ho visto in quarant’anni:
Ricordati: Fibonacci non decide per te. Sei tu a doverci mettere la testa.
Qui serve occhio clinico. Non userei mai la Fibonacci su mercati come “Primo Marcatore” o “Risultato Esatto”: sono troppo instabili. Ma su Under/Over 1.5, Gol/No Gol o Esito Finale a quota ≥ 2.00? Sì, può funzionare. Specie se ti basi su analisi solide, magari con dati storici e stato di forma aggiornato.
Una delle applicazioni più interessanti l’ho vista anni fa con un ragazzo che puntava solo su “Gol” in Serie B, su squadre che segnavano almeno 8 partite su 10. Aveva disciplina, un foglio Excel vecchio stile, e la testa sulle spalle. Non è diventato milionario, ma in un anno ha fatto crescere il bankroll del 35%. E sai cosa gli ho detto? “Bravo. Perché hai usato la Fibonacci, ma non ti sei fatto usare.”
Fibonacci è come una cassetta degli attrezzi: può servire, può risolvere, ma non è la soluzione universale. Chi la considera infallibile è già mezzo sconfitto. Io l’ho usata, testata, rigettata e riscoperta. E alla fine ho capito una cosa: funziona solo se tu funzion(i). Se studi, se gestisci, se ti fermi quando serve.
Il betting non è una scienza esatta, ma richiede il rispetto delle regole. La Fibonacci, se vuoi, è una di quelle. Non ti farà diventare ricco, ma può aiutarti a giocare con più testa e meno pancia. E in questo mondo, fidati, è già una vittoria.